I semi, in un modo o nell'altro, trovano sempre una strada per viaggiare: volteggiando nel cielo, ondeggiando nell'acqua, attaccandosi al manto degli animali o attraversando i loro stomaci. Così, riescono a dare vita a nuove piante, anche a grande distanza dal luogo in cui sono nati.
Una volta giunti a destinazione, però, non germogliano subito. Aspettano pazientemente il momento ideale, quando la temperatura e l'acqua sono favorevoli. Questa attesa, sorprendentemente, può durare anni, secoli o addirittura millenni. I semi del deserto, per esempio, possono restare nascosti nella sabbia per decenni, in attesa di un raro acquazzone. Allo stesso modo, quelli trasportati dal vento verso ambienti freddi, come crepacci o terreni coperti da piante morte, possono rimanere dormienti. Sembrano inerti, quasi privi di vita, ma basta metterli nelle condizioni giuste e si risvegliano. È il caso del lupino artico, che torna a germogliare anche dopo secoli di apparente immobilità. Ritrovato sotto strati di ghiaccio, sembravano morti ma tornarono a vivere, una volta portati in laboratorio dopo ben diecimila anni!
Nel 1982, in Giappone, fu scoperto un antico insediamento risalente a circa duemila anni fa. Questo sito apparteneva a una popolazione dedita all'agricoltura, che conservava i semi dei raccolti in buche scavate nel terreno. Vi erano chicchi di riso ormai anneriti e non più vitali, Tra questi ne fu trovato uno diverso dagli altri. Fu portato in laboratorio, piantato, annaffiato e, sorprendentemente, cominciò a germogliare. Si trattava di una magnolia. La pianta crebbe rigogliosa e, dopo sette anni, fiorì con una caratteristica particolare: i suoi fiori avevano un numero di petali insolito rispetto alle magnolie moderne, 6, 9 rispetto ai 9/32 di quelle attuali. Questo suggerisce che il seme apparteneva a una varietà antica che non aveva subito trasformazioni.
Questi semi si possono davvero considerare dei viaggiatori nel tempo!
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