È sorprendente riflettere sulla straordinaria forza e resistenza che la natura ha donato a creature così minuscole, capaci di stare nel palmo di una mano. Oggi voglio raccontarvi la storia di uno di loro: un piccolo pettirosso, determinato a vivere appieno la propria esistenza.
Con coraggio, si prepara ad affrontare un viaggio lungo e straordinario, spinto dal desiderio di adempiere al suo ruolo nella grande trama della vita.
Con la fine della bella stagione, il pettirosso sa che è giunto il momento di partire per una missione fondamentale: tornare al luogo che lo ha visto nascere.
Quel luogo speciale da cui era volato via alcuni mesi prima.
Dentro di sé, ha un solo obiettivo: raggiungere quella terra dove il clima sarà più mite, ci sarà cibo a sufficienza e potrà trovare una compagna con cui dare vita a una nuova generazione di pettirossi.
Non teme le sfide che il viaggio gli porrà davanti: boschi intricati, città brulicanti di vita, mari sconfinati, fiumi impetuosi e montagne maestose. Nulla lo potrà fermare.
Riuscirà a evitare i venti impetuosi, le piogge incessanti e i temporali minacciosi senza lasciarsi scoraggiare? Certamente.
Saprà trovare rifugio in luoghi sicuri, dove potrà dissetarsi, cacciare qualche lumaca o lombrico, riposarsi e recuperare le energie per proseguire il viaggio? Molto probabilmente.
Nel suo lungo volo solitario, il pettirosso si affiderà ai suoi occhi che come una bussola, lo guideranno seguendo la luce del sole durante il giorno e il bagliore delle stelle durante la notte.
La sua sicurezza è incrollabile. Porta con sé un tesoro inestimabile: l’eredità di saggezza trasmessa dai suoi genitori e che sarà la sua forza, capace di condurlo oltre ogni ostacolo che il cammino gli riserverà.
Prima di prendere il volo, si ferma un attimo sopra un ramo. Osserva attentamente il luogo che sta per lasciare cercando di fissarlo nella memoria. Dopo un ultimo ritocco alle piume e alle penne un frullo d'ali e via è già nel cielo.
Vola rapido il piccolo pettirosso, sembra quasi appoggiarsi sui raggi dorati del sole mentre vola su paesaggi dalle forme più diverse.
Scivola sicuro con rapidi battiti d'ali sulla distesa di campi abbandonati dove ruvide piante cresciute spontaneamente dal terreno attendono la nuova stagione per risvegliarsi.
Ma ecco, ad un tratto, spuntare, fra quelle erbe alte, la canna di un fucile.
Qualcuno prende la mira e spara.
Il pettirosso riesce fortunatamente a schivare il colpo ma sa anche che deve cambiare il suo volo e nascondersi se non vuole essere colpito.
Silenzio. Poi nell'aria rimbalzano altri colpi di fucile.
"Colpito. Oggi è una giornata fortunata" qualcuno esclama esultando e mostrando il carniere colmo di piccoli uccelli disfatti dai pallini del fucile.
"Oggi ho preso dieci allodole, dei tordi e tre pettirossi, che hanno finito di volare. Una bella fortuna quando passano mentre migrano. Ne becchi tanti e senza fare fatica!".
Che vergogna, miei cari amici, aggiungo io. Che vergogna questa mancanza di rispetto per la vita solo per spasso.
Questa volta il nostro piccolo amico è riuscito a non essere colpito.
Non c'è tempo per pensarci. La strada da fare è ancora tanta ma lui non dimenticherà quel campo abbandonato.
Poi finalmente ecco comparire in lontananza la città.
Il sole ormai è scomparso all'orizzonte fra schizzi di colori intensi che hanno macchiato il cielo al tramonto.
Si accendono le luci delle stelle che però sembrano svanire nascoste da quelle più intense della città e che confondono la piccola bussola del nostro amico pettirosso. Meglio aspettare la luce del giorno e riposare un po'.
Arriva l'alba con i suoi colori tenui. La città dorme ancora ma non il nostro amico.
Un veloce bagnetto in una fontana, un verme acchiappato al volo e ora è pronto per riprendere il volo. Sa di esserci quasi.
Si solleva schivando le cime degli alberi, i giardini, i balconi delle case e, poi quel volo improvvisamente si ferma.
Un tonfo secco e violento contro il vetro di una finestra chiusa.
Il viaggio del nostro piccolo ed impavido amico finisce così, fra le mani di chi, raccogliendo quel corpicino esausto e senza vita, si sorprende nel leggere sull'anellino che si portava chiuso su una zampa, che era arrivato fin lì dalla Finlandia, vicino al Polo Nord, dopo aver volato quasi senza sosta per più di duemila chilometri, da solo!
Aggiungi commento
Commenti