Usato, abbandonato e poi disprezzato

Pubblicato il 24 agosto 2025 alle ore 14:40

La storia di oggi parla di un animale che ha accompagnato l’uomo per millenni, servendolo in diversi modi, fino a quando il progresso tecnologico ha reso superfluo il suo utilizzo. Oggi li incontriamo ovunque, specialmente nelle città, mentre si esibiscono in voli di gruppo affascinanti, capaci di aggirare ogni ostacolo con eleganza e precisione. Questi voli trasmettono un senso di libertà e meraviglia, regalando momenti di pura gioia a chi si ferma ad osservarli, proprio come accade con qualsiasi creatura che si libra nel cielo. Eppure, nonostante la loro grazia, i colombi – o meglio Columba livia domestica – sono spesso vittime di pregiudizi: vengono etichettati come "topi con le ali", "animali sporchi", portatori di malattie, distruttori di orti, e molto altro ancora.

Dopo secoli in cui sono stati alleati preziosi dell’uomo, questi animali sono stati abbandonati al loro destino. In alcune culture continuano a essere rispettati, mentre in altre vengono considerati con indifferenza o addirittura con disprezzo.

I colombi, tuttavia, possiedono una straordinaria dote che l’uomo ha saputo sfruttare fin dall’antichità. Derivati dai piccioni selvatici orientali, sono stati selezionati per il loro incredibile senso dell’orientamento e la capacità di tornare al nido con precisione, sfruttando un fenomeno affascinante e ancora oggi oggetto di studio, la magnetoricezione. E' la capacità di migrare o di spostarsi usando il magnetismo terrestre o la luce del sole.

In un’epoca in cui non esistevano telefoni, cellulari o internet, civiltà come i Sumeri, i Persiani, gli Egizi, e successivamente Greci e Romani, scoprirono il potenziale di questi animali utilizzandoli per trasmettere messaggi fino ai confini più remoti dei loro imperi.

Da quel momento spesso al posto dei messaggeri a piedi e a cavallo, che durante il lungo tragitto potevano essere uccisi, venivano usati proprio loro i nostri amici colombi. Erano veloci, poco visibili e arrivavano quasi sempre a destinazione.

Ma vi chiederete com'era possibile che un colombo arrivasse sempre alla  destinazione giusta? Usando una "bussola" naturale che ha molto probabilmente nel becco e che gli permette di muoversi usando il magnetismo terrestre e poi perché per ogni destinazione veniva utilizzato un colombo diverso che aveva il proprio nido nel luogo dove doveva arrivare.

Se si doveva mandare un messaggio, per esempio a Milano, e il messaggio partiva da Torino, veniva usato il colombo che aveva il nido presso il destinatario del messaggio (a Milano) e viceversa. L'animale in pratica portava il messaggio perché tornava anche al suo nido dove li aspettava la loro compagna o compagno e non sbagliava mai pur percorrendo distanze notevoli.

E' chiaro che  la quantità di colombi usati erano molte da parte di chi "spediva il messaggio" e molti le colombaie, che spesso erano sistemate sulle torri, dove tenerli una volta arrivati e dalle quali farli ripartire.

Questi animali continuarono ad essere usati anche durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, trasportati chiusi dentro a delle colombaie mobili che potevano contenere fino a centoventi colombi.

Certo le guerre non dovrebbero essere mai fatte ma la storia di questi meravigliosi animali ha anche dei decorati per aver salvato con il loro volo molti soldati come nel caso di Cher Amie e Paddy.

Cher Amie, una femmina il cui nome voleva dire “Cara amica”, il 3 ottobre 1918, riuscì a consegnare il suo messaggio alle truppe a supporto del battaglione della 77° Divisione di Fanteria Americana. Tutti i piccioni che erano stati inviati prima erano stati abbattuti dall’artiglieria tedesca. Cher Amie era l’ultima dei quattro messaggeri. Liberata in volo, cominciò a farsi strada tra la furia della battaglia e venne persino colpita. Con un occhio ferito, schegge nel petto e una zampina malconcia, Cher Amie riuscì comunque a portare a termine la sua "missione impossibile",  salvando così i suoi commilitoni da morte certa. Non fu l'unica situazione nella quale la splendida Cher si rivelò decisiva con il suo volo. Riuscì a  risolvere ben altre 12 situazioni di pericolo. Curata e rimessa in salute, malgrado le brutte ferite, Cher Amie si riprese e finalmente andò in “congedo” da eroe di guerra. Oggi è esposta allo Smithsonian Museum, decorata con la Croce di Guerra.

Anche durante la Seconda guerra mondiale, i piccioni viaggiatori hanno continuato a mostrare il loro valore come Paddy che il 6 giugno 1944 partì di mattina presto dalle spiagge della Normandia, in Francia,  per portare le prime notizie dell’avvenuto sbarco degli alleati americani. Schivando proiettili e i tremendi falchi tedeschi, che i nazisti avevano addestrato proprio per intercettare i colombi, Paddy arrivò a destinazione in poco meno di cinque ore. Riuscì a sorvolare circa 370 chilometri, percorrendo la distanza a una velocità di 90 chilometri all'ora. Un vero record nella storia dei messaggeri alati. Paddy fu tra gli animali passati agli onori militari, meritandosi a gran titolo la Croce Dickins, il prestigioso riconoscimento dell’Esercito Britannico al valor militare, riservato agli animali che si distinsero particolarmente sul campo di battaglia e vivendo, poi, per altri 10 anni a Carnlough, sua città d'origine nell'Irlanda del Nord.

Altri colombi furono usati non solo in missioni di guerra ma anche per trasportare medicinali in zone che non potevano essere raggiunte a piedi. Insomma stupende ali messe a disposizione dell'uomo in cambio di una manciata di semi, un po' d'acqua, un luogo dove stare e rispetto. 

Un giorno però le cose iniziarono a cambiare.

L'invenzione dei telegrafi, dei telefoni, degli smartphone, di internet mise in secondo piano l'utilità di questi animali che furono sì liberati ma lasciati senza cibo adeguato, un posto dove stare e soprattutto disprezzati per una diffusa disinformazione.

Come ho scritto nel titolo usati, abbandonati e poi disprezzati.

Vorrei concludere questa storia con le parole di Danilo Mainardi (1933-2017), etologo, ecologo, divulgatore scientifico e professore emerito di Ecologia all'Università Ca' Foscari di Venezia tratte da uno dei suoi libri "NOI E LORO. 100 piccole storie di animali".

"Ho un'attenzione speciale per i colombi che mi accompagnano da una vita. Fin da piccolo, come tutti i bambini, m'eccitava il contatto coi colombi delle piazze: buttavo briciole e granaglie, e mi divertivo a trovarmeli intorno svolazzanti. Ho imparato così ad osservarli e non ho mai smesso. Sono stati l'oggetto della mia tesi di laurea. Ho messo anelli colorati a molti per studiarne l'orientamento e la capacità di ritorno al nido. Per me insomma osservare i colombi è un fatto naturale. Una sorta di esercizio, fine e affascinante, per leggere i segni della storia di questa specie pennuta dalle molte forme". 

  

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