Per troppo tempo, l'uomo si è considerato il padrone del mondo, convinto di possedere un potere assoluto sulla Natura. Ha erroneamente ritenuto di poterla sfruttare a proprio piacimento, immaginandola come un contenitore passivo, incapace di reagire, sempre disponibile.
Oggi, finalmente, stiamo iniziando a capire quanto questa visione sia profondamente sbagliata. La Natura segue regole precise, e noi non siamo al di sopra di esse. Come abitanti della Terra, non ne siamo i padroni, ma una parte integrante di un sistema complesso e interconnesso.
L’equilibrio tra l’ambiente e i suoi abitanti – piante, animali e noi stessi – è fragile e vitale. Possiamo paragonarlo a una rete intricata: se ne rompiamo i fili, l’intera struttura rischia di collassare, con conseguenze devastanti.
Nel corso di milioni di anni, la Terra ha costruito un sistema ambientale straordinario. Ha affrontato mutamenti climatici e trasformazioni negli ecosistemi: montagne diventate pianure, deserti che un tempo erano oasi rigogliose, mari trasformati in terraferma, ghiacciai evoluti in prati verdi e laghi. Insieme a questi cambiamenti, piante e animali si sono adattati, alcune specie sono emerse, altre scomparse. Nulla è mai rimasto immutato, ma tutto si è sviluppato seguendo i ritmi naturali del pianeta.
In principio, anche l’uomo si adattava come tutte le altre forme di vita. Ma con il passare del tempo, ha iniziato a trasformare radicalmente gli ambienti naturali per renderli più confortevoli e funzionali ai propri bisogni.
Quando costruiamo città, abbattiamo alberi e distruggiamo ecosistemi, privando piante e animali del loro habitat naturale. Non ci adattiamo più all’ambiente: lo modifichiamo, spesso dimenticando che non siamo gli unici a viverci.
Una volta compromessi e sfruttati i terreni e gli ecosistemi, riportarli al loro stato originale diventa estremamente difficile, a volte impossibile.
È proprio in questi momenti che dobbiamo fermarci, permettendo alla Natura di riprendersi i suoi spazi ma secondo i suoi tempi. Anche se richiede pazienza, la rigenerazione naturale è possibile.
Un passo significativo in questa direzione è stato compiuto il 24 giugno 2024, con l’approvazione a livello europeo della Nature Restoration Law, ovvero la Legge per il Ripristino della Natura.
Questa normativa stabilisce obiettivi essenziali per la salvaguardia del pianeta, tra cui la protezione delle aree verdi rimaste in città e nelle zone limitrofe. Mira ad ampliare gli spazi verdi urbani, salvaguardando gli alberi e i giardini esistenti, piantando nuove specie, dalle siepi agli arbusti lungo ferrovie, strade e scarpate, e promuovendo una manutenzione più sostenibile e responsabile.
Anche i cittadini possono fare la loro parte, ad esempio curando piante su balconi o terrazzi e evitando di tagliare i prati durante il periodo di maggiore attività degli insetti impollinatori, essenziali per la riproduzione delle piante.
Un altro aspetto cruciale riguarda i terreni agricoli abbandonati. Lasciarli nelle mani della Natura, senza interventi umani, è fondamentale. Perché? Con il tempo, questi spazi si rigenerano spontaneamente, permettendo la crescita di nuove piante e offrendo un rifugio ad animali che vi troveranno un habitat dove prosperare ricreando quella rete di scambi che è stata distrutta.
La Natura ha ancora la capacità di aiutarci a riparare i danni che le abbiamo causato, e senza dubbio può farlo meglio di quanto potremmo mai fare noi. Sta a noi, però, imparare a proteggerla, traendo insegnamento dagli errori del passato e impegnandoci a non ripeterli.
Vorrei consigliarvi un'interessante pubblicazione di Corraini Edizioni, Nature.
Si tratta di un set di 133 carte pensate per esplorare e osservare il mondo naturale. Questo strumento educativo incoraggia uno sguardo curioso e consapevole sulla biodiversità, stimolando interesse, partecipazione e un approccio responsabile verso l’ambiente.
Sono suddivise in sei categorie: Azione, Elemento, Strumento, Prospettiva, Domanda elemento e Domanda ambiente. Possono essere utilizzate in modo autonomo o all’interno di progetti educativi e didattici, sia individualmente che in gruppo, a casa, a scuola... e ancora meglio all’aperto! Non ci sono regole, né vincitori o vinti: l’obiettivo è imparare a osservare meglio il mondo di cui siamo parte.
Le carte sono state ideate dal team di ricerca BEAT – Biodiversity Education and Awareness Team dell’Università di Milano-Bicocca, composto da Monica Guerra, Andrea Galimberti, Letizia Luini, Greta Persico, Angela Rinaldi e Francesca Rota, con il contributo di Rosa Buonanno e Angela Sangalli. Le illustrazioni, dal carattere scientifico ma anche poetico, sono opera di Giulia Vetri, che dà forma e vita a piante, animali e paesaggi.
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